Asteri“, Gruppo Appartamento Integrato (anche dalla costante presenza di Operatori), si organizza secondo un Progetto residenziale teso a realizzare un ambiente terapeutico globale.

Il Gruppo, quale luogo della custodia e della protezione, svolge una significativa azione riparativa, di sostegno e recupero delle competenze e capacità relazionali degli adolescenti in situazioni di grave disagio, “toccando il cuore e l’animo” oltre i confini dei “sensi e dell’intelligenza”. Attraverso una relazione affettiva significativa, si centra il focus sui processi riparativi dei danni relazionali subiti, intessendo un fitto lavoro di rete senza tralasciare il lavoro con le famiglie, anch’esso centrale e fondante.

“Solo ciò che dall’esterno entra nell’intimo dell’anima, ciò che non viene solo conosciuto dai sensi o dall’intelligenza, ma tocca il cuore e l’animo, questo solo cresce in esso ed è un vero mezzo formativo”.
Il Gruppo è luogo privilegiato e terreno fertile per intessere relazioni “curative”, intese “soprattutto come un fare che attraversa e ri-significa la quotidianità: i gesti che si compiono trasmettono messaggi, costruiscono ed esprimono relazioni, sono occasioni per costruire identità, per orientarsi nello spazio, nel tempo, verso gli altri”.

Qualunque soggetto, bambino o adulto che sia, pur esposto a difficoltà, a rischi, a precarietà, a vulnerabilità, non può rinunciare alla propria individualità, vivendo nella non accettazione di sé e abbandonandosi al proprio destino. Ogni soggetto, bambino o adulto che sia, vuole uscirne e deve poter “guarire”, deve potersi arricchire di “nuove prospettive”, la cui genesi si trova all’interno di relazioni positive che possano fungere da riparazione rispetto ai traumi subiti con le figure di attaccamento della sua infanzia.

Crescere all’interno di una relazione emotiva ed affettiva stabile con un adulto “sano” e “buono”, costantemente presente nei momenti difficili e capace di sopportare le frustrazioni derivanti da rapporti con ragazzi danneggiati, è di per sé “terapeutico” e “riparativo”. In questo contesto, l’educatore diviene un
prezioso narratore che rielabora, con i protagonisti di innumerevoli ed imperscrutabili storie, quelle biografie spezzate affinché diventino un trionfo della vita e dell’auto-affermazione.

L’idea di Comunità educativa come “ambiente terapeutico globale” (Winnicott, 1965; Bettelheim, 1950; Redl e Wineman, 1951) sottolinea l’importanza della vita quotidiana come luogo “pensato” nella sua globalità per realizzare l’intervento riparativo e terapeutico, rifiutando la separazione fra un setting “a parte” deputato all’intervento psicoterapico. Moltissimi studi hanno confermato come, anche nel caso di bambini molto deprivati o addirittura portatori di gravi psicosi, un nuovo ambiente di vita che fornisca quanto rubato nell’infanzia può portare risultati sorprendenti. Pertanto, divengono fondamentali relazioni affettive autentiche con educatori (gli stessi che condividono l’intimità della quotidianità) presenti, preparati e capaci di lavorare in equipe, veri perni per il recupero delle risorse e la nascita di nuove prospettive.