Il Rifugio di Olmo Panno rappresenta la fase, lunga e intermedia, tra la presa di coscienza della difficoltà da parte dell’ospite e la sua “guarigione” quale superamento della difficoltà stessa: momento epico di celebrazione delle proprie potenzialità da parte dei piccoli ospiti.

Il Rifugio di Olmo Panno può accogliere fino a sei adolescenti ambosessi[1] dai 13 ai 18 anni[2], provenienti da tutto il territorio nazionale, maltrattati o a rischio di maltrattamento fisico o psicologico, vittime di deprivazione affettiva e instabilità relazionale o da percorsi di recupero emotivo-affettivo (un affidamento familiare fallito) e anche con disturbi psico-patologici che non necessitino, però, di assistenza neuropsichiatrica relativa a strutture terapeutiche intensive o post-acuzie, allontanati per ordine del Tribunale per i Minorenni o per disposizione del Servizio Sociale incaricato.

I minori inseriti, dunque, possono presentare anche rilevanti difficoltà psicologiche e relazionali o seri problemi del comportamento in seguito a:

  • traumi e sofferenze di natura psicologica e fisica dovuti a violenze subite o assistite;
  • prolungata permanenza in contesti familiari caratterizzati da dinamiche gravemente disfunzionali che coinvolgono il minore;
  • situazione di grave trascuratezza relazionale e materiale determinata da profonde insufficienze delle competenze personali e genitoriali delle figure parentali.

Inoltre, il Rifugio di Olmo Panno può ospitare minori sottoposti alle misure di cui al DPR 448/88 o minori diversamente abili nei limiti di parte della ricettività massima, come stabilito da norme e regolamenti applicabili.

La Comunità Alloggio Il Rifugio di Olmo Panno è un modello che fonda il suo operato sulla capacità di costituirsi come ambiente terapeutico globale e su un conseguente modello integrato di formazione e di supervisione che ne garantisca il suo funzionamento nel tempo.

La Comunità assicura il funzionamento nell’arco delle 24 ore e per tutto l’anno, garantendo molteplici servizi:

  • Accoglienza;
  • Cura;
  • Azione educativa costante;
  • Assistenza e tutela;
  • Gestione della quotidianità;
  • Coinvolgimento dei ragazzi ospiti in tutte le attività di espletamento della vita quotidiana come momento a forte valenza psicopedagogica ed educativa;
  • Inserimento in attività formative o di lavoro;
  • Stesura di progetto individualizzati;
  • Gestione delle emergenze;
  • Attività di socializzazione ed integrazione, favorendo la socializzazione all’esterno della Comunità;
  • Incoraggiare la cura personale;
  • Promuovere l’attività di planning;
  • Istruire a riconoscere e rispettare la regola;
  • Potenziare l’autocontrollo dell’aggressività attraverso l’utilizzo del disequilibrio[3];
  • Favorire l’orientamento spaziale e l’uso del denaro;
  • Potenziare le capacità comunicative;
  • Attività di animazione;
  • Attivazione di progetti personalizzati all’interno di precise attività psico-pedagogiche;
  • Osservazione cognitivo-comportamentale;
  • Rapporto individualizzato tra educatori e ragazzi;
  • Interazioni con figure di adulti significative e stabili;
  • Consulenza educativa;
  • Possibilità di Colloquio psicologico individuale;
  • Pronto soccorso psicologico;
  • Percorsi di sostegno alla genitorialità (Parent Training);
  • Sostegno psicologico ai minori e alle loro famiglie attraverso l’attivazione di atelier psicopedagogici;
  • possibilità di attivare un’educatrice per gli incontri protetti o per la vigilanza in caso di rientri in famiglia a carattere breve o temporaneo;
  • Conoscere sé stessi: raccontarsi ed essere ascoltati vivendo spazi dedicati alla narrazione, valorizzando le esperienze vissute;
  • Riflettere e dare significato alla propria esperienza, ricostruendo consapevolmente la propria idea di sé attraverso un cammino di esplorazione della propria storia letta attraverso la ricchezza, la complessità, l’unicità;
  • Essere protagonisti nel proprio ambiente di vita con un ruolo positivo;
  • Elaborare le trasformazioni e le opportunità della vita attraverso una riflessione mirata su sé stessi e l’altrui storia per edificare il ben-essere personale e collettivo quale base per pensare consapevolmente il futuro;
  • Acquisire, decifrare, sperimentare linguaggi come risorsa comunicativa, esistenziale, formativa per lasciare “traccia” di sè;
  • Attività psico-socio-pedagogiche ed educative volte ad un adeguato sviluppo dell’autonomia individuale e all’ampliamento degli interessi personali:
    1. Cantiere della musica (studio della musica, produzione e realizzazione di testi ed arranggiamenti);
    2. Attività teatrali;
    3. Socio estetica;
    4. Creatività e restauro;
    5. Skill Lab di “foglio bianco”[4], storytelling, movie-maker, fotografia ed immagine, stop-motion, ricerca-azione, apprendimento organizzato, play e game, learning to learn, mindfulness, roleplayning, circle time, focus grup, problem solving, leaderschip, team building, gestione dei conflitti, proiettiamoci (attività di cineforum), le regole del gioco, gruppi tematici, fabulando;
    6. Laboratorio sensoriale e del gusto;
    7. Percorsi individuali di recupero didattico anche attraverso percorsi scolastici di tipo familiare allo scopo di migliorare il rendimento scolastico e favorirne l’inserimento;
    8. Attività di mediazione con gli animali domestici;
    9. Ortoterapia;
    10. La mitologia e le emozioni;
    11. Conoscere il territorio per ricostruire la propria storia;
    12. Orientamento ed inserimento lavorativo;
    13. Gruppi di parola.

La relazione educativa diviene in questo modo atto intenzionale di promozione al perfezionamento poggiandosi sull’azione del cambiamento quale azione prima, costituente e fondamentale per l’uomo.


[1] In aggiunta alla ricettività massima autorizzata, la Comunità può accogliere non oltre un minore, anche non appartenente alla fascia d’età per la quale è stata autorizzata, al verificarsi di uno dei seguenti casi e comunque limitatamente alla risoluzione dell’urgenza: a. accoglienza di fratelli; b. impossibilità, in casi di emergenza, a collocare il minore altrove.

[2] La permanenza degli ospiti può essere estesa fino al compimento del 21° anno di età limitatamente ai casi per i quali si rende necessario il completamento del percorso educativo e di recupero.

[3] Itinere, Incontri di Formazione continua con gli operatori di Comunità. Cristina Aristei -Pietro Salerno (maggio 2002) – numero strordinario della rivista mensile Interprofessionalità, periodico mensile dell’Associazione scientifico-culturale, CePASA-Centro di Psicologia Applicata e Studi sull’Apprendimento di Spoleto (, Autorizzazione del Tribunale di Spoleto del 13/11/90).

[4] Interprofessionalità, il coraggio come educazione-Anno XV-n.86, Dicembre 2005.