Presentazione


Dov’è finito il mondo dell’infanzia e dei colori? Dove si sono nascoste Fantasia ed Immaginazione? Noi crediamo che esista un Rifugio dove l’impossibile diventa possibile, dove bastano pochi pensieri felici per poter volare e dove i bambini insegnano agli adulti. Un personaggio buffo ci ha indicato la strada e, per documentare questa straordinaria esperienza, abbiamo realizzato un filmato. Non devi far altro che guardare il video e prepararti a vivere una favola…

Arrivati a Olmo Panno è stato un po’ come rinascere. Qui la gente è diversa. Colpa o merito del mare, colpa o merito dell’aria, questo non lo so… so che la gente è diversa. Diversa da cosa? Diversa dal mondo. Questo posto sembra essere un paese inventato… uno di quei paesi nei quali puoi lasciarti andare ed essere pienamente libero. La sensazione richiama la mia infanzia. Mi nascondevo sotto il letto dei miei genitori. Li sembravo al riparo da ogni cosa e con la mia lampada tascabile, prezioso dono del mio papà, leggevo di mondi fantastici ed annegavo, inebriata, nella ricca fantasia di una bambina curiosa. Olmo Panno è proprio così. Un paese delle fiabe. I suoi mille personaggi… tutti diversi e tutti mossi dallo stesso sentimento di reciprocità si avvicendano nelle nostre giornate senza sosta, portando ad ognuno Gioia e Riconoscenza come se fossimo da sempre parte di questo posto. Gioia e Riconoscenza: da quanto non ne vedevamo traccia! È un paese o, come lo descrivono gli abitanti, una contrada del paese che fa parte di una provincia, di una regione, di una nazione. Siamo a Gromola di Capaccio Paestum, da una parte la pineta ed il mare e dall’altra i monti Alburni da cui spuntano, fiere ed orgogliose, le più alte ed imponenti della catena: le vette del monte Calpazio, monte Soprano e monte Sottano. Questo angolo di Appennino dal sapore alpino, tanto da essere definito “la Dolomite del Sud”, lascia che l’occhio si poggi dolcemente scivolando dall’alto verso il mare. La luna vi fa capolino appoggiandosi morbida e lenta, colora ogni cosa di una luce calda e rassicurante mentre i contorni di una campagna ricca di voci e di vita vengono lievemente e silenziosamente disegnati. Dicono che a volte il fiume Sele arriva fin qui rompendo i suoi argini. Io non credo che si tratti solo della temibile ma possibile esondazione, ma che al fiume Sele piaccia, di tanto in tanto, andare oltre il suo sé… un po’ come facciamo tutti per arrivare fino a queste terre dove continuamente si assiste al miracolo del germogliare dei campi pieni di benedizioni e dove le persone sorridono. Sorridono sempre. Non mancano i problemi e le complicazioni… qui, semplicemente sorridendo e lavorando, ci si guarda negli occhi e si dice la verità. Mi avevano preparato all’accoglienza e al cuore di questa gente, ma nulla poteva essere immaginabile rispetto a quello che ho trovato. Il valore del vicinato, della storia personale, del lavoro e della collaborazione supera i dissidi, le gelosie, i vecchi rancori e si va avanti, magari trovandosi anche tutti insieme intorno ad un tavolo dove sapori e stupori si incontrano e dove l’allegria non manca mai. Ah, dimenticavo! Qui la vita e la relazione hanno un valore. La fretta non trascende mai l’amicizia. Qui c’è sempre tempo per un saluto una stretta di mano, un caffè e non ti senti mai solo! Quando sono arrivata a Gromola ho sentito il sapore di casa, genuino, buono, vero e, in mezzo ai suoi tanti personaggi, ho pensato che qui, proprio qui, potesse essere il posto giusto per accogliere ed amare quei figli difficili di tutti che non tutti vogliono accanto. E mentre qui la popolazione locale si è subito mobilitata perché potessimo avere ogni forma di accoglienza, sento in lontananza lavorare con una lena infinita un gruppo di giovani ragazzi che per amore di altri giovanissimi, così tanto segnati, stanno donando la propria vita senza riserve. Che grande testimonianza di amore ricevo da loro ogni giorno! Chiara, Agnese, Alex, Ingrid, Antonio, Matteo e Caterina lavorano senza sosta perché un sogno lontano possa diventare una realtà immediata. Sono tutti davanti a me. Temerari. Solidi. Forti. Coraggiosi. Guidati da un padre ed un Pastore mai troppo stanco per dire di “no” a chiunque gli chieda aiuto. Puliscono, svuotano, scartavetrano, imbiancano, corrono, ridono… ridono sempre perché la gioia è un “dono” e si adoperano, affiancati dalle amorevoli cure di veterani del settore, Enzina ed Amalia, per rendere bello un posto che sembrava dimenticato dal mondo. E così intravedo grandi cose per questo gruppo speciale di giovani e coraggiosi guerrieri. Vedo accoglienza. Novità. Visibilità. Gioia. Soddisfazioni. Un mare di giovani che trovando sé stessi, grazie all’amore gratuitamente ricevuto, renderanno questa nazione migliore. A questa terra che ci ha accolto a braccia aperte, a questa terra dove il sole scotta e la gente è umile, ma fiera, instancabile e preziosa, posso solo dire: grazie!

Gromola, 25 giugno 2018

Cristina Salerno


Progetto UnderGround

UnderGround è il progetto attraverso il quale la Società Cooperativa Sociale Emunah intende sviluppare la propria attività di accoglienza rivolta ai minori. UnderGround? Perché sotterraneo, clandestino? Il mondo della sofferenza, della marginalità e, in particolare, il mondo dei bambini, degli adolescenti vittime di abusi e maltrattamenti si sviluppa come una cultura nella cultura, una società nella società, un’appartenenza nell’appartenenza, spesso per contrastare un sistema adulto incapace di decifrare comportamenti, atteggiamenti, emozioni, affettività, identità…. I minori in stato di bisogno, primario campo di interesse e di azione del Progetto UnderGrond, sono costretti a scegliere una forma di comunicazione alternativa che, in condizioni di sofferenza e di emarginazione relazionale ed affettiva, nasce proprio per dissentire dall’impianto sociale rifiutando i normali canali di confronto. Da questo nasce l’idea del nome UnderGround con il sogno di far riemergere dai sotterranei della società quelle preziose giovani forze che potranno rendere l’intera collettività un posto migliore.

La nostra esperienza educativa ci invita a formulare programmi educativi globali che donino all’ambiente Comunità la capacità ripartiva e terapeutica (Bettelheim, 1950; Emiliani, Bastianoni, 1992, 1993). Nello specifico, il lavoro è teso a garantire l’espressione dell’unicità di ogni minore, la singolarità dell’adeguatezza per ogni intervento educativo proposto, guidati dal presupposto fondamentale che ogni intervento/azione possa funzionare solo all’interno di un processo di dinamiche relazionali in cui l’accoglienza dell’altro (il minore a rischio) deve passare attraverso:

  • il contenimento delle emozioni
  • la restituzione dei processi emotivo-affettivi in atto
  • l’ascolto empatico
  • la corretta analisi della domanda (esplicita ma soprattutto latente/implicita)
  • la costruzione di esperienze protettive che annullino i fattori di rischio personali

l’individuazione di percorsi di intervento pensati sia sull’individualità del minore che riceve la cura, sia sulla contingenza della reciprocità relazionale e non sull’applicazione di procedure educative standardizzate


cura: Palmieri (2), Luigina Mortari (professore Ordinario della Epistemologia della ricerca qualitativa e direttore del Dipartimento di Filosofia, pedagogia e psicologia dell’Università degli Studi di Verona), Fadda (1), Vanna Boffo (docente a contratto di Pedagogia generale presso la SSIS-Toscana e presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Firenze), etc.