Comunità Psico-Socio-Pedagogica a Valenza Terapeutica per minori adolescenti

L’inserimento in una Comunità è un intervento organizzato e attivo all’interno delle condizioni di vita di un ragazzo (ci si riferisce ovviamente ad entrambi i sessi) così come della sua famiglia. Tale indicazione, generalmente, viene presa in esame quando conflitti intrapsichici interpersonali e sociali rendono necessaria una separazione dal tessuto psicosociale abituale.

(Streetck-Fischer 1997)

Il Sogno di Olmo Panno nasce da un sogno: creare una realtà per gli adolescenti e per le famiglie capace di raccogliere e contenere trent’anni di esperienza con i ragazzi. Così, si fa strada un concetto: “vai a te stesso”. Un andare che cura, consola, guarisce, emancipa.

“Vai a te stesso“: Lek Lekà.

La parola ebraica Lek Lekà, è molto conosciuta perché presente, in modo molto significativo, nell’Antico Testamento. Quando Dio, infatti, invita Abramo ad uscire dalla sua terra per andare dove gli avrebbe mostrato, lo fa proprio utilizzando questa parola: Lek Lekà. “Vai a te stesso, un entra dentro di te, abbandona l’esteriorità (della quale ti sei rivestito per compiacere il mondo fuori da te) e vai dritto alla tua interiorità (a ciò che sei e che ancora non conosci) per poter abitare “nuove terre”.
Questo progetto presuppone quindi la possibilità di accompagnare l’Altro verso il vuoto del deserto interiore per trovare nuove terre da abitare, nuovi domani. Un deserto buono dove, nel silenzio, non si scorga l’aridità ma la ricchezza celata.
Un viaggio interiore, quello del lek lekà, per smascherare un passato ingannevole e seduttivo al fine di raggiungere il vero sé. Il Lek Lekà, il “vai a te stesso”, è il deserto dalle contaminazioni che hanno prodotto tanto malessere ed è solo il punto di partenza di lungo viaggio, chiamato vita e animato, però questa volta, da una nuova consapevolezza. Il dolore può far male e può cambiare. I ragazzi devono poter superare l’ostinata posizione che li rende imprigionati nel dolore che li rompe e li frammenta. Il dolore che nella continua ribellione, nei comportamenti eccessivi, nei silenzi paralizzanti … cerca l’autoaffermazione urlata, purtroppo, ad un mondo distratto, sordo e lontano. Solo imparando a raccontarsi il dolore ad alta voce, certi di essere ascoltati, questi ragazzi possono liberare la strada che conduce alla loro essenza per costruire la propria identità libera da ombre.
Il cammino nel deserto, il Lek Lekà, quindi, ha l’obiettivo di tracciare le dimensioni del concetto inesplorato del deserto per arrivare allo spazio inesplorato ed illimitato del proprio sé, del proprio cuore. Lo spazio della parola, ancora, non detta. Lo spazio del “non luogo e di non mente” come dice Merton[1] che, attraverso il riposo dei pensieri rumorosi e sconnessi, alimentati da esperienze devastanti, si trasforma nel luogo della visione e della cura, nel luogo di nuove prospettive e nuove opportunità.

Ogni soggetto, bambino o adulto che sia, vuole uscire dall’infruttuoso labirinto nel quale è caduto. Questo soggetto, quindi, deve poter “guarire”, deve potersi arricchire di “nuove prospettive”, la cui genesi si trova all’interno di relazioni positive che possano fungere da riparazione rispetto ai traumi subiti con le figure di attaccamento della sua infanzia. Deve realizzarsi una relazione emotiva ed affettiva stabile con un adulto sano, costantemente presente nei momenti difficili, un adulto “buono” in grado di prendersi cura, capace di sopportare le frustrazioni derivanti da rapporti con ragazzi danneggiati.


[1] Merton T., The Wisdom of the Desert, New Direction, New York, 1960