La Comunità Il Sogno di Olmo Panno è il luogo privilegiato in cui il lavoro dell’educare, inserito in un contesto di Équipe multidisciplinare, è incentrato sulla relazione e “la relazione è soprattutto un “fare” che attraversa e ri-significa la quotidianità: i gesti che si compiono trasmettono messaggi, costruiscono ed esprimono relazioni, sono occasioni per costruire identità, per orientarsi nello spazio, nel tempo, verso gli altri”[1].
L’educatore diviene un prezioso narratore che rielabora, con i protagonisti delle innumerevoli ed imperscrutabili storie, quelle biografie spezzate affinché diventino un trionfo della vita e dell’auto-affermazione.
Ecco quindi che il narratore ed il narrato si incontrano, come in una danza, e attraverso una narrazione guidata dalla pratica delle “buone domande”[2]. L’educatore, sotto la conduzione del supervisore e delle diverse figure specialistiche a vario titolo coinvolte, non si limita ad interagire assistenzialmente con la sofferenza, con il danno emotivo o cognitivo, con la solitudine e con l’abbandono, ma attua il suo compito nel turbare il passato, il presente ed il futuro dei minori inserendoli in una progettualità, attivando forme d’aiuto e auto-aiuto che risveglino l’autonomia, l’indipendenza, il senso di “potercela fare”[3].
Libertà, Responsabilità, Autonomia sono i “tre macro-fini che costituiscono dimensioni ineliminabili di un unicum del quale non è dato di stabilire un prima e un dopo”[4].
Gli educatori ed il personale complementare, di cui l’Equipe Pluridisciplinare della Comunità Educativa a Valenza Terapeutica Il Rifugio di Olmo Panno si serve, hanno l’obbiettivo di essere dei veri “rivoluzionari”: “Chiunque si applichi con costanza ad ascoltare la risposta dei bambini è un rivoluzionario”[5].
L’ Équipe si avvale di 5 educatori professionali (di cui uno con ruolo di Coordinatore), 1 educatore per l’infanzia, 1 operatore socio-sanitario tutti con differenti e specifiche competenze professionali e tecniche che rendono possibile l’espressione delle diverse e molteplici proposte formative. Essi inoltre hanno acquisito una formazione multidisciplinare (educativa, psicologica, sociale) e sono preparati ad intervenire nell’area dei bisogni aiutando il minore a rispecchiarsi, a capire il proprio passato e a trovare spunti e occasioni per la ricostruzione della propria dignità personale.
L’equipe educativa , inoltre, si avvale della collaborazione di diversi consulenti esterni quali:

  • 2 psicologi esperti in problematiche adolescenziali e supervisori che si occupano rispettivamente del sostegno psicologico settimanale ai ragazzi garantendo lo svolgimento di percorsi individuali, alla co-conduzione degli skill lab, dell’analisi dei programmi in atto, co-redazione di relazioni di aggiornamento, della partecipazione al segretariato iniziale nelle procedure di accoglienza e della formazione permanente del personale educativo, della supervisione, della consulenza tecnica nella stesura dei programmi individuali;
  • 1 psicologo- psicoterapeuta referente per il Parent Training alle famiglie degli ospiti;
  • 1 pisicologo musicoterapeuta referente per le attività con formazione specifica su tematiche educative e psicopedagogiche relative all’età evolutiva, nonché titolo abilitante all’insegnamento della musica;
  • 1 medico psichiatra-psicoterapeuta che si rapporta al gruppo di lavoro specificatamente per i casi complessi e che partecipa, inoltre, alle riunioni plenarie di tutti i professionisti. Egli garantisce la sua presenza in tutte le occasioni in cui se ne ravveda la necessità, assolvendo allo specifico compito di raccordo con i medici invianti e quelli territorialmente competenti nel monitoraggio e assistenza in loco di eventuali piani terapeutici d’invio; su richiesta dell’Ente inviante si rende disponibile allo svolgimento privato di specifici percorsi psicoterapeutici;
  • 1 medico psichiatra-psicoterapeuta che con cadenza mensile si occupa della prevenzione del burn out;
  • 1 operatore musicoterapeuta;
  • 1 assistente sociale.

Una siffatta composizione dello staff consente un confronto integrato ed in rete con l’Ente inviante, garantendo una presa in carico globale.
L’obiettivo “rivoluzionario” è un obiettivo formativo (“un dare forma alla forma”), «che chiede di valorizzare tutto il potenziale educativo, che è in ciascuno di noi, che è potenziale di umanità, di affettività, di sensibilità, di percezione, di linguaggio, di socialità, di intelligenza… Garantire il diritto all’educazione significa quindi operare in modo che le funzioni che interagiscono nella personalità individuale si sintonizzino tra loro, consentendo una piena costruzione ed una integrale manifestazione della personalità»[6].
I ragazzi che arrivano al Sogno sono stati privati della speranza di una forma che abbia un valore.
Essi, quindi, devono poter ritrovare, con consapevolezza e attraverso un atto di cura quotidiano, la propria dimensione in una cornice di nuova vita, con nuove prospettive ma dentro quella forma propria ed innata che va “tirata fuori”, “sviluppata” ma anche “allevata” e “nutrita” perché violentemente “abortita”.


[1] Responsabilità Comuni – CNCA (Coordinamento Nazionale delle Comunità per Minori) 2006.

[2] Comunicare in situazioni difficili con la PNL-RoccoAmerico-Franco Angeli Editore.

[3] D. Demetrio – L’educatore auto(bio)grafo. Il metodo delle storie di vita nelle relazioni di aiuto, Unicopli, Milano 1999.

[4] Da M. CORSI, Il coraggio di educare. Il valore della testimonianza, Vita e Pensiero, Milano, 2003

[5] Françoise Dolto, 1996

[6] S.S. MACCHIETTI, Scuola materna e diritto all’educazione, in AA.VV., Scuola materna e diritto all’educazione, Quaderni dell’Istituto di Pedagogia-Facoltà di Magistero di Arezzo, La Nuova Stampa, Città di Castello, 1980, p. 19